venerdì 4 ottobre 2013

Luigi Marrone e la perorazione di Cronemberg

[ botta e risposta tratto da http://www.dietrologiavideoludica.it/sito/beyond-due-anime-anteprima/]

    Luigi Marrone
    30 settembre 2013 alle 16:04   

    Riguardo ai film sui videogiochi, avete definito eXistenZ un film di m****.
    Io, faccio finta che non siete degli indegni.
    Faccio finta di non aver sentito.
    ;)
    Rispondi   
        admin
        30 settembre 2013 alle 23:20   


        Luiggggi… cio sai che te volemo bbene ma quello è un film di serie c dentro un film di serie b :D
        Rispondi   
            Luigi Marrone
            1 ottobre 2013 alle 08:14   


            E secondo voi Cronenberg, con tutto il suo portato di teorico (del cinema) sui new media, peraltro canadese come Mcluhan, s’adoperava a fare un filmuccio di serie C? Un film tra l’altro premiato con l’Orso d’argento al Festival di Berlino?
            Voi siete pazzi!!!!!! :P
            Posso comprendere perché, a causa della difficoltà di rintracciare una ermeneutica adeguata per i film di Cronenberg, si possa liquidare eXistenZ così. Ma non posso giustificarvi in qualità di studiosi riflessivi del Videogioco.
            Cronenberg è tesi sul linguaggio, in primis. Della tv in Videodrome, della procreazione in The Brood, della telepatia in Scanners, del corpo e della velocità in Crash, e via cantando. Probabilmente voi ignorate alcuni piani di lettura (metaforici, psicologici, simbolici…) che vi porterebbero a considerare – e a provare gusto – nello scoprire che il portato estetico e narrativo di eXistenZ, da voi definito m****, è un pretesto per svelare la tesi forse più ficcante al mondo che sia mai stata fatta da un autore cineasta sul Videogioco
            Vi butto quin una manciata di considerazioni a volo:
            1) la privazione dell’identità dello spazio “reale” per far posto ad altro (nella fattispecie il videogioco);
            2) la risultante psicologica dell’affettività al mondo altro che è il videogioco, caratterizzata da “console” senzienti – e che possono ammalarsi – a cui ci affezioniamo per la loro meravigliosa capacità di farci vivere altre realtà.
            3) L’eliminazione di interfacce esterne (joypad, kinect, ecc) per una connessione ultima e definitiva col mondo di gioco – sogno bagnato di ogni Oculus Rift a cui tutti noi videogiocatori tendiamo – grazie alla penetrazione/innesto del “cordone ombelicale” della console nel nostro sistema nervoso/limbico.
            4) lo sguardo, vastissimo, sulla disincarnazione, sulla traslazione di noi nel virtuale, sulla semiotica della percezione nell’epoca della virtualità (e parliamo del 1999, quando le ciarle da forum come stiamo facendo adesso non erano proprio alla mano).
            E poi, lasciatemi dire, non avete trovato geniale i “realisti” che all’inizio sparano alla Geller (omonima del famoso Uri Geller) perché col suo videogioco mette in discussione lo statuto ontologico della realtà?
            Non ci sentite dentro Asimov, Gibson, e più ancora Dick?
            Dov’è finita la vostra percezione metaforica/speculativa? S’è fermata al canone estetico/ narrativo – “È un fillm di merda”? Davvero tutto qua?
            Vi ricordo che il vero gioco, alla fine del film, non era eXistenZ, bensì transCendenZ. Quasi un invito a una nuova lettura, per voi, e per chi dopo aver facilmente liquidato il film vorrà riconsiderarlo.
            “Il mondo dei giochi è come in uno stato di trance. La gente è programmata per accogliere così poco, e le possibilità sono così grandi…” afferma sconsolata Allegra Geller ad inizio film.
            Esattamente come mi son sentito io quando, ascoltando il podcast, vi ho sentito divertiti ad accogliere il nulla da un film di così vasta portata.

            Abbracci. ;)
            Rispondi   
                admin
                1 ottobre 2013 alle 11:41   

                Hai ragione, ci sento Asimov, Gibson, e più ancora Dick, come dici tu. Pertanto una sorta di riconcetualizzazione di elementi già visti in altri ambiti piuttosto che una vera e propria esplorazione indipendente. Non ho nulla contro il significato di questo film ma sublimarlo ad un’importanza storico cinematografica che non ha, o non ha completamente, è un eccesso di intelletualismo che trovo relativamente interessante. Anzi, forse questo film ha il grosso problema di essere ultrarilegibile tanto da potergli attribuire tutta la valenza artistica, concettualme e filosofica che si vuole a prescindere se sia intenzionale o meno. Anche io ci ho trovato degli spunti interessanti ma, e questa è ovviamente una mia (Simone) personale visione, il film tende ad un impianto estetico eccessivamente indeciso. Non è il trattare temi come la afisicità, la virtualità, il distacco caotico dalla realtà e la relativa incapacità di riconoscimento che rende un film un capolavoro per quanto possa essere o meno stato premiato. Ho visto film premiati con orsi d’oro, cavalli d’argento e tartarughe di piombo che sono spariti dalla storia del cinema.
                Crash è forse l’unico citato che merita di essere considerato un capolavoro, un’opera veramente consapevole e matura.
                Il resto è tutto molto opinabile per quanto libri, testi e quant’altro possano voler dimostrare il contrario.
                Rispondi   
                    Luigi Marrone
                    1 ottobre 2013 alle 12:49  
 

                    Eccomi Simone! ;)
                    Non mi soffermo sul piacere estetico che può dare o meno vedere questo film. E’ questione puramente soggettiva, di codice cronenberghiano metabolizzato, e se uno non ha mai subito la fascinazione letteraria delle concezioni allucinate degli universi di prosa esplosa di Burroughs o di Ballard tipo, se non si è mai letto Nova Express o La Morbida Macchina, non è un problema.
                    Ciò che qui critico è la diffusione di un giudizio volgare su di un’opera che non va fatto. Ti parlo di un’opera che a prescindere dalla sua “importanza storico cinematografica”, dei premi vinti coi loro nomi reali o sbeffeggiati e del dimenticatoio in cui cadono, tratta di ciò su cui ci si potrebbe fermare a riflettere – almeno per chi si interessa di videogiochi – in modo speculativo, visionario e profetico su ciò che credo potrebbe interessare a molti di noi: il futuro del videogioco.
                    Ti parlo delle risonanze sociali, psicologiche, collettive e individuali che il videogioco innesta – e potrà innestare in seno all’essere umano – nel momento in cui vi si interfaccia.
                    Ti parlo della ridefinizione ontologica della realtà che esso comporta, che rende incerta l’oggettività oggi sempre più liquida che la minaccia.
                    E ci metto la mano sul fuoco, eXistenZ potrebbe imbastire un discorso meraviglioso sul videogioco mediante una puntata ad hoc che sono certo saprebbe farti provare gusto per le concezioni e le risultanze speculative che ingenera e schiude, in modo forse insospettabile.
                    La realtà oggettiva non esiste. E’ tutta questione mentale, di come la pensiamo, la realizziamo, la rendiamo tale. Il rapimento, il risucchio magnetico dentro sé che ci offre il videogioco rende esplicito questo in modo impressionante. Dipende da come si vede cosa, oltre ciò che questa cosa sembra. eXistenZ è IL film sul videogioco più d’ogni altro.
                    Forse tu vedi tutto questo, e lo posso capire, come un eccesso di (forzato?) intellettualismo, relegato cioè al bisogno di voler vedere, da parte di menti febbrili e intellettualoidi infarcite di “libri, testi e quant’altro” qualcosa in un film che ha semplicemente grossi problemi estetici, viziato nella sceneggiatura e nella forma, ma questo crea fra noi una posizione di divergenza e di approccio al film – e forse all’esistenza? – pressoché totale.
                    Qualcosa che culturalmente parlando, è sempre il Male.
                    Il linguaggio di Cronenberg, lo studio sociologico, il simbolo di critica sociale che lascia emergere in eXistenZ per me si traduce in elementi chiari, nitidi, diretti, puliti, trasparenti e inequivocabili. Si tratta di una cultura del virus della modernità, del polisemico e del difficilmente definibile oggettivamente (che tu, refrattario al suo linguaggio, denunci invece come ultra-rileggibile, con pretese quindi intellettualoidi, snob, definendolo proprio in virtù della sua liquidità un “grosso problema” oggettivo che il film ha).
                    Soprattuto si tratta del trascendere il mero dato materico, o la pretestuosità dell’impianto narrativo o il pupazzo di gommapiuma che in scena viene sventrato, per scoprire un senso di linguaggio nuovo, più complice, più ricco di quello messo in scena dall’autore.
                    Vorrei che questo vomito non passasse solo come giri ben ordinati di parole “a difesa” di Cronenberg, bensì come l’esigenza di spiegarmi nata dal genuino spiacere d’aver sentito liquidare come “merda” un’opera come quella di Cronenberg, che messa in tale guisa ripeto castra ogni possibilità di confronto e speculazione culturale.
                    E questo, torno a dire, è sempre un male. ;)

                    Ps. Perché non farci invece una puntata di DVL ad hoc, a questo punto? Butto giù io la scaletta, direttamente suggestionata dalla ri-visione del film (sarà un paio d’annetti che non lo vedo).
                    Ne parliamo assieme, felici e appagati come sappiamo fare, e magari spigniamo gli ascoltatori a vedere il film e a cercare una chiave di lettura – o di disposizione interiore – diversa?
                    Vedi mai che dal letame nasce un fiore?
                    ;)
                    Luigi Marrone
                    1 ottobre 2013 alle 14:37   


                    Riguardo poi la mia suscettibilità verso Cronenberg…
                    Io non solo comprendo Cronenberg, ma lo sento. Si tratta proprio di un processo intimo, di riconoscimento empatico con la sua verve teorizzatrice, psichica e speculativa. I suoi film mi suggestionano, mi regalano un’inquietudine psichica di tipo magnetico, trascendente e metafisico, come se la fotografia, i dialoghi, i personaggi e la sua pellicola fossero pregni di una intelligenza introversa, invisibile, una coscienza nascosta e conturbante che permea tutto il film.
                    Pochissimi autori sono in grado di procurarmi una fascinazione tale.
                    Ed è in quest’ottica infatuata e magnetizzata che io impatto con l’universo Cronenberg, e con quello di eXistenZ in particolare.
                    Difficile spiegarlo a parole.
                    Credo derivi dall’esser stato influenzato psichicamente, sin dalla adolescente età, dalla scrittura sperimentale di William Burroughs. Dagli sperimentalismi teorici di Burroughs.
                    E a parte questo, so solo che tale qualità magnetica conturbante è prerogativa dei grandi artisti psichicamente penetranti. Di quando ti trovi di fronte a un videogioco profondo e di carattere. Di quando dinanzi a un’opera, come il ferro polverizzato che viene attratto da un magnete, ti esalti per alcuni tuoi elementi interiori che s’accendono intensamente e diventi improvvisamente più ricettivo senza spiegarti perché.
                    Soprattutto, credo si tratti di quando senti senza spiegarti che la cifra stilistica di un’opera è passata, strizzata, filtrata da una intelligenza creativa che muove i suoi fili teorici dietro le quinte, spingendo il linguaggio intelligibile che vuole trasmettere alla deriva del conoscibile.
                    Si tratta di un processo simpatetico fra fruitore e opera, Simone, quasi d’identità psichica e intellettuale totale.
                    Ecco perché non solo verso eXistenZ, ma anche la mia persona si è sentita da voi apostrofare male. ;)
    Il distruggitore
    30 settembre 2013 alle 20:47   

    No perché Existens è un capolavoro? :D
    Rispondi   
        Luigi Marrone
        30 settembre 2013 alle 21:17   


        Tutto Cronenberg è capolavoro.
        Ed eXistenZ è IL film/frontiera sulla realtà neurale, la connessione, le interfacce, la filosofia del reale e in definitiva sull’ontologia prima e ultima del Videogioco.
        Be careful when you judge a masterpiece, baby.
        :P
        Rispondi   
            admin
            2 ottobre 2013 alle 17:32   


            Capisco quello che vuoi dire ma trovo sempre esagerato ogni risentimento e ogni forma di suggestione percettiva dovuta da intime apparenti comprensioni del tutto rispetto all’opera di qualcun’altro. Ma questo è un mio problema. Non ho purtroppo il tempo, anche se avrei voglia, di risponderti su tutto ma accetto il tuo invito e ti esorto a convocare un bel puntatone in merito. Se vuoi ti preparo il documento ;)
            Rispondi   
                Luigi Marrone
                3 ottobre 2013 alle 14:09   

                Sarebbe meraviglioso, semplicemente fantastico ;)
                Fino a lunedì non ho tempo di pensare ad altro che alle consegne per PSM, poi mi tuffo nella produzione di domande/suggestioni per la relativa puntata.
                …
                “Faremo nuove tutte le cose”.
                ;)
                Rispondi   
    Rafport
    2 ottobre 2013 alle 16:32
   

    Ragazzi avete un problema nel sito, quando apro la pagina di Beyond carica nella parte inferiore codice di qualche forum di cinema

    :D
    Rispondi   
        admin
        2 ottobre 2013 alle 17:34 
  

        :D il buon Luigi è una grande mente e una persona con un senso artistico molto espanso. E’ stimolante parlare con lui anche se in generale condivido la metà delle cose che dice. Ma questo ovviamente è più un limite mio che altro ;)
        Rispondi   
    Rafport
    3 ottobre 2013 alle 01:00   


    Sono d’accordo, Luigi è un oratore brillante che esprime concetti mai banali su cui si può concordare o meno (come per qualsiasi espressione d’opinione) e che obbligano, anche per la forma utilizzata, ad una certa riflessione in chi legge o ascolta. Ironizzavo sul fatto che, anche se francamente lo trovo divertentissimo, i più assidui commentatori siate voi stessi e raramente l’argomento ha qualcosa a che fare con l’articolo :D

    In un certo qual modo, anche se l’attività trasuda passione e poco conformismo (due gran pregi a mio modo di vedere), un lettore potrebbe sentirsi intimorito nel postare commenti dopo i vostri. Su una puntata tipo “l’uso del vapore in un ipotetico force feedback vittoriano” magari chi ha qualcosa da dire è matto abbastanza dall’inserirsi a prescindere, ma su una più classica anteprima di un videogioco di prossima uscita come questa magari la disquisizione su Existenz può spaventare.

    Mi avete convinto a riaccendere la PS3 con intenti ludici, mi sono scaricato il demo e tecnicamente sticazzi. Avrei preferito vedere un po’ di storia tuttavia, l’intero demo è rappresentato da una sfilza di quick time events ed è più bello da guardare che da giocare a mio avviso. Confido nella presenza di alieni e in personaggi asmatici col Ventolin in tasca. Non sarebbe male anche un concerto clandestino di Bowie. Mi basterebbe sia un bel gioco, cosa che probabilmente sarà, ma credo lascerò passare comunque un po di tempo prima di un eventuale acquisto. L’alieno stagionato migliora assai, e costa pure meno.

    Nella mia demo ho visto dei problemi di rendering nella parte finale, con la fuga in moto. Dato l’elevato numero di poligoni, pare che l’hardware della PS3 sia sfruttato pesantemente e sviluppi molto calore. Non vorrei, essendo nello stesso mobile, che mi fondesse (nuovamente) la 360 per irradiazione :D